sabato 12 aprile 2014

Articolo tratto da vallestaffora.info ..... non sapevo che lo sport fosse a motore...

Progetto di Legge N. 124 della Regione Lombardia: no al traffico motorizzato su sentieri e mulattiere. Il parere dei protagonisti in Valle Staffora

traffico motorizzato sui sentieri della Valle StafforaDesidero pubblicare la lettera di Alessandro Ricci presidente del Moto Club Varzi che, in seguito alle ragionevoli osservazioni e alle giuste perplessità manifestate dal CAI riguardo le modifiche e integrazioni alla legge regionale dicembre 2008, n. 31 previste con l'approvazione del Progetto di Legge N. 124 che avrà luogo oggi 8 aprile 2014 in Regione Lombardia, risponde precisando che la soluzione possibile potrebbe essere legata a un punto d’incontro che garantisca la coesistenza della viabilità agro-silvo-pastorale (sentieri, mulattiere, ...), e quindi del rispetto del territorio.
Questa logica, di tutto rispetto, vedrebbe coinvolte le parti in causa per il raggiungimento di un risultato comune: i vari Moto Club, il CAI, le associazioni che operano per la promozione del territorio nonché degli Enti territoriali direttamente interessati.
Gentilissimo Direttore,
faccio riferimento all’articolo “Il CAI Lombardia si oppone alla deroga al divieto di andare con le moto sui sentieri” pubblicato sul vostro sito.
Vivo in Valle Staffora e scrivo queste righe come privato cittadino ma anche come presidente di un moto club e figlio di un commerciante: la mia opinione è un punto d’incontro tra questi tre ruoli, e la mia passione per le moto non interferisce sul mio senso civico.
Condivido alcune delle cose messe in luce dalla Signora Renata Viviani, in quanto amo camminare nei miei boschi ed essendo appena diventato papà, vorrei che anche mio figlio avesse queste stesse mie possibilità.
Penso però che le cose vadano regolamentate e non vietate, soprattutto quando si tratta di passione e tempo libero e voglia di godersi il proprio territorio, nel rispetto di tutto e di tutti.
Mi ritrovo a fare i conti col fatto che il mio bel territorio è considerato una zona depressa: ha perso, infatti, una forte spinta all’accoglienza e al turismo, negli ultimi anni molte attività commerciali sono state chiuse. I giovani cercano lavoro fuori e di conseguenza molti dei nostri paesi si stanno spopolando.
Troppe volte ho sentito dire: “i rally NO perché danno fastidio, le bici NO perché ingombrano la strada, i concerti NO perché fanno troppo rumore, le gare in moto NO perché rovinano il territorio, le mountain bike NO che sono pericolose perché non le senti arrivare, quelli a piedi NO perché lasciano le bottiglie in giro, i cacciatori NO perché sparano”, e poi? Credo che chiudendo le porte agli sport e alle passioni “a motore” si tagli una enorme fetta di turismo che garantisce linfa vitale alle nostre valli. Purtroppo i soli pullman di escursionisti lasciano solo le briciole dei panini che si portano da casa.
Consideriamo anche la posizione dei commercianti che investono in sforzi economici per garantire un servizio e mantenere vivi i nostri paesi.
Il giorno che chiuderà l’ultimo negozio che rimane sotto casa vorrà dire che il mio paese sarà destinato a scomparire. Volete vietare il transito, anche momentaneo, ai motociclisti e alle loro moto? Ai cacciatori e alle loro jeep? Ai fungaioli e alle loro auto? Allora, chi vuole tutto questo, si organizzi per aiutare tutte quelle famiglie che non possono permettersi di spostarsi per acquistare ciò di cui necessitano. Il tono delle mie parole è volutamente polemico per sottolineare il grave rischio che si corre qualora si decida di intraprendere una strada di divieto totale.
È giusto che ogni sindaco gestisca il proprio territorio in base alle esigenze e alle caratteristiche dello stesso: la nostra valle si presta tanto alle escursioni a piedi quanto a quelle in moto, offre boschi per la raccolta delle
castagne e dei funghi e percorsi eno-gastronomici. Un’attività non esclude l’altra, se il coordinamento viene fatto a livello locale anzi si tratta di una spinta arricchente. Vorrei ricordare che tempo fa, in occasione della chiusura alle moto di alcune province, le nostre strade si sono ritrovate a dover ospitare anche i motociclisti di quelle zone: il problema quindi non si è risolto ma semplicemente spostato da una provincia all’altra.
Questo dimostra ulteriormente che il divieto non risolve il problema, sempre se si considera il turismo a motore come un problema.
Alessandro Ricci

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