sabato 12 aprile 2014

I Motori e la futura distruzione dei nostri sentieri!

MILANO. Enduro, trial, quad, motocross, SUV, fuoristrada vari a due o a quattro ruo­te. Saranno questi i mezzi che da martedì 8 aprile potranno percorrere, e devastare, i poetici ultimi sentieri e le mulattiere ancora intatte sulle Alpi lombarde? A rischio potrebbe essere l’intera «viabilità agro-silvo-pastorale», come viene definita tecnica­mente. Cioè tutti i sentieri – strade interpo­derali comprese, anche in pianura- tra bo­schi, pascoli e campi agricoli, fino a oggi vietati al traffico motorizzato. Un quarto circa dell’intero territorio lombardo. È quello che temono, purtroppo molto seriamente, le associazioni ambientaliste. Prima fra tutte il CAI, lo storico Club Alpino Italiano, che ha lanciato l’allarme. E ha già raccolto più di 10 mila firme in tre giorni, facendo impennare la mobilitazione tra gli amanti della montagna, con una petizione al Consiglio regionale della Lombardia perché si fermi lo scempio. Al suo fianco l’associazione Mountain Wilderness Italia, WWF e Lega Ambiente.
Vanno invece avanti come trattori, sicuri della loro maggioranza in Regione, i promotori del progetto di Legge 124 (Forza Italia e Lega Nord) in discussione il prossimo 8 aprile, primo firmatario il consigliere berlusconiano Alessandro Fermi. Contrarie le opposizioni: il Pd – tranne un consigliere – e il Movimento Cinque Stelle. Il progetto intende introdurre una deroga che consentirebbe ai Comuni di autorizzare, dove oggi è vietato, il transito «temporaneo» dei mezzi motorizzati.
«Nessun allarme – tranquillizza il primo firmatario della proposta, Fermi – non vogliamo liberalizzare il passaggio dei fuoristrada. Semplicemente vogliamo permettere ai sindaci di organizzare singole manifestazioni motociclistiche. Un’opportunità per recuperare sentieri abbandonati e favorire il turismo».
«Balle! È un cavallo di Troia per portare enduro e fuoristrada in zone dall’alto valore ambientale, soprattutto in montagna», replica Alessandro Gogna, uno dei protagonisti dell’alpinismo italiano. «Non ci fidiamo. Non crediamo al termine “temporaneo” – aggiunge – Gli interessi delle lobby motociclistiche sono fortissimi. Sappiamo benissimo come vanno a finire queste cose in Italia. Mentre il lavoro da fare sarebbe esattamente l’opposto: tutelare l’ambiente, favorire le nuove iniziative dei giovani, aiutare un turismo dolce, culturale, educativo».
Un progetto analogo a quello lombardo era stato approvato l’anno scorso dalla Regione Emilia-Romagna. Ma la protesta era stata, allora, piuttosto debole. Questa volta la minaccia alle Alpi e la maggiore organizzazione ambientalista sembrano capaci di generare una protesta decisamente più agguerrita. «La montagna è un ecosistema delicatissimo – spiega Renata Viviani, presidente del CAI lombardo – Noi abbiamo per legge il compito di conservare i sentieri. Quando passano duecento moto fuoristrada, una dopo l’altra, vengono scavate buche profonde, che poi vengono invase dall’acqua piovana. Ed è la fine, perché i solchi rimangono per sempre. È molto difficile ripristinare la condizione precedente. Ma anche la pianura è in pericolo, penso a tutte le zone agricole… Per questo abbiamo scritto un appello a tutti i singoli consiglieri regionali, di destra o di sinistra non importa. Fermatevi! Non distruggete quello che resta dell’ambiente, per i nostri figli, per i giovani che con la crisi stanno riscoprendo i lavori della montagna, per il paesaggio, che è di tutti i cittadini».
C’è una zona boschiva, l’Area Vasta della Val Grigna, in provincia di Brescia, tra la Valle Camonica e la Val Trompia, in cui i volontari del CAI sono particolarmente impegnati a collegare tra loro con sentieri le vecchie malghe, che stanno rinascendo, grazie al lavoro di molti giovani che tentano di combattere la crisi con start-up ambientali. Sono zone dove i malgari si muovono ancora a cavallo. «Zone come queste possono diventare il fiore all’occhiello di un nuovo escursionismo intelligente – si appassiona Renata Viviani – alla riscoperta di una civiltà che ritorna. A cosa servirebbero, altrimenti, lezioni come quelle che si tengono all’Università della montagna di Edolo, promossa dall’Università degli Studi di Milano, dove ha sede il corso di laurea in Valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio montano?».

Nessun commento:

Posta un commento