martedì 9 febbraio 2016

Arenaria di Monte Vallassa

Arenarie di Monte Vallassa




Le arenarie del Monte Vallassa sono presenti con questa denominazione nella seconda edizione del Foglio 71 Voghera della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:100.000 (Servizio Geologico d'Italia, 1969; Bellinzona et alii, 1971).

In esso vengono cartografate come arenarie di Monte Vallassa le "placche" di Pizzocorno/Pietragavina e del Monte Vallassa,
mentre le arenarie del Miocene medio si riferiscono alle arenarie di Serravalle.
La formazione affiora in due placche, attualmente appunto separate, ma verosimilmente appartenenti ad un unica massa smembrata da fenomeni di erosione.
Una placca minore a SW del torrente Staffora comprende il M. Vallassa e il M. Penola, mentre l'altra di dimensioni maggiori si posiziona a N NO dello Staffora e comprende Pietragavina/Pizzocorno.

Queste placche poggiano su terreni vari con contatti tettonici o stratigrafici, il substrato più recente è costituito dalle marne di Monte Lumello.
Lo spessore attualmente conservato si aggira sui 400 metri.
In questa formazione si possono ben definire due facies che potrebbero anche determinarsi come due membri:
la prima, inferiore, è costituita da marne sabbiose grigio/azzurre con alternanza di strati più o meno cementati ricchissimi di marcofossili(coralli isolati, brachipodi, lemellibranchi,gasteropodi, echinidi)
(Ben evidente perchè alcuni rii ne hanno inciso parte)
La seconda, superiore, è costituita da arenarie grigio/brunastre o giallo/bruna più o meno cementate ma ben stratificate.

La macrofauna di queste arenarie è ricchissima ed è stata oggetto di studio prima da MARIANI (1887) e in seguito da BONI (1932, 1933, 1943).
Le sezioni più idonee allo studio e osservazione dei caratteri litologici e sedimentologici si trovano sulversante meriodionale del Monte Vallassa nella zona di Guardamonte, a Pizzocorno, lungo il rio Spizzirò, a nord di Varzi e a Sant'Albano.

Le arenarie di Monte Vallassa costituiscono placche delimitate da riidi pendii e scarpate ricoperte in genere da vegetazione arborea decisamente differente dalla vegetazione circostante rappresentata da aree coltivate.
La formazione è costituita da arenarie bioclastiche e biocalcareniti, da molluschi(gasteropodi esempio),briozoi, foraminiferi bentonici e alghe.
Si intercalano marne sabbiose grigio-azzurre bioturbate, caratteristiche della parte bassa del Monte Vallassa.

La stratificazione è in genere mal definita e le arenarie si presentano massive o in strati amalgamati, solo a tratti è evidente la stratificazione obliqua.
Nella parte superiore della successione del Monte Vallassa le arenarie bioclastiche grossolane presentano fori di litodomi, indicatori del permanere in acque basse, sulla sommità si individua un orizzonte a pettinidi e ostreidi.

Le arenarie di Monte Vallassa si presentano quindi come areniti ibride ricche di bioclasti di organismi di acqua bassa come per esempio bivalvi,alghe, briozoi.
Le arenarie di Monte Vallassa sono quindi note macrofaune che comprendono bivalvi (Pecten), briozoi, alghe, coralli, gasteropodi. Gli stessi bivalvi possono raggiungere dimensioni di qualche centimetro.
Trattasi quindi di sedimenti di ambiente litorale con componente terrigena associata alla sedimentazione carbonatica di piattaforma a foraminiferi bentonici, moluschi e alghe.
Causa dell'innalzamento dei monti, la profondità del mare si ridusse notevolmente; infatti in generale i depositi sono principalmente di piattaforma, ovvero di mare basso. All'interno di questa formazione sono riconoscibili arenarie e sabbie grossolane, medie e fini, cementate in modo differenziato, con colorazione variabile dal grigio al giallastro, spesso ossidate in superficie.
In base alle macro e microfaune si può attribuire alle arenarie di M. Vallassa un'età estesa daò Serravalliano al Tortoniano.
Durante il Miocene, iniziato 24 milioni di anni fa, continuarono a depositarsi torbiditi e frane sottomarine; ancora grandi quantità di sedimento che si staccarono dagli strati originari e che, a causa dei grandi terremoti innescati dalle placche in movimento, precipitarono nel fondo del mare.Iniziarono a depositarsi le Arenarie di Bismantova, sedimenti di piattaforma la cui porzione nell'Appennino vogherese è nota come Arenarie di Monte Vallassa (e quindi affioranti anche nella zona presa in considerazione). Questi sedimenti si formarono durante il Miocene medio-superiore.


Quindi il mare continuò a lambire questi colli, per tutto il Miocene, fino al termine del Tortoniano (circa 8 milioni di anni fa), quando, con l'inizio del Messiniano, lo Stretto di Gibilterra si chiuse e le acque marine si ritirarono, evaporando.




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