Arenarie di Monte Vallassa
Le arenarie del Monte
Vallassa sono presenti con questa denominazione nella seconda
edizione del Foglio 71 Voghera della Carta Geologica d'Italia alla
scala 1:100.000 (Servizio Geologico d'Italia, 1969; Bellinzona et
alii, 1971).
In esso vengono
cartografate come arenarie di Monte Vallassa le "placche"
di Pizzocorno/Pietragavina e del Monte Vallassa,
mentre le arenarie del
Miocene medio si riferiscono alle arenarie di Serravalle.
La formazione affiora in
due placche, attualmente appunto separate, ma verosimilmente
appartenenti ad un unica massa smembrata da fenomeni di erosione.
Una placca minore a SW del
torrente Staffora comprende il M. Vallassa e il M. Penola, mentre
l'altra di dimensioni maggiori si posiziona a N NO dello Staffora e
comprende Pietragavina/Pizzocorno.
Queste placche poggiano su
terreni vari con contatti tettonici o stratigrafici, il substrato più
recente è costituito dalle marne di Monte Lumello.
Lo spessore attualmente
conservato si aggira sui 400 metri.
In questa formazione si
possono ben definire due facies che potrebbero anche determinarsi
come due membri:
la prima, inferiore, è
costituita da marne sabbiose grigio/azzurre con alternanza di strati
più o meno cementati ricchissimi di marcofossili(coralli isolati,
brachipodi, lemellibranchi,gasteropodi, echinidi)
(Ben evidente perchè
alcuni rii ne hanno inciso parte)
La seconda, superiore, è
costituita da arenarie grigio/brunastre o giallo/bruna più o meno
cementate ma ben stratificate.
La macrofauna di queste
arenarie è ricchissima ed è stata oggetto di studio prima da
MARIANI (1887) e in seguito da BONI (1932, 1933, 1943).
Le sezioni più idonee
allo studio e osservazione dei caratteri litologici e sedimentologici
si trovano sulversante meriodionale del Monte Vallassa nella zona di
Guardamonte, a Pizzocorno, lungo il rio Spizzirò, a nord di Varzi e
a Sant'Albano.
Le arenarie di Monte
Vallassa costituiscono placche delimitate da riidi pendii e scarpate
ricoperte in genere da vegetazione arborea decisamente differente
dalla vegetazione circostante rappresentata da aree coltivate.
La formazione è
costituita da arenarie bioclastiche e biocalcareniti, da
molluschi(gasteropodi esempio),briozoi, foraminiferi bentonici e
alghe.
Si intercalano marne
sabbiose grigio-azzurre bioturbate, caratteristiche della parte bassa
del Monte Vallassa.
La stratificazione è in
genere mal definita e le arenarie si presentano massive o in strati
amalgamati, solo a tratti è evidente la stratificazione obliqua.
Nella parte superiore
della successione del Monte Vallassa le arenarie bioclastiche
grossolane presentano fori di litodomi, indicatori del permanere in
acque basse, sulla sommità si individua un orizzonte a pettinidi e
ostreidi.
Le arenarie di Monte
Vallassa si presentano quindi come areniti ibride ricche di bioclasti
di organismi di acqua bassa come per esempio bivalvi,alghe, briozoi.
Le arenarie di Monte
Vallassa sono quindi note macrofaune che comprendono bivalvi
(Pecten), briozoi, alghe, coralli, gasteropodi. Gli stessi bivalvi
possono raggiungere dimensioni di qualche centimetro.
Trattasi quindi di
sedimenti di ambiente litorale con componente terrigena associata
alla sedimentazione carbonatica di piattaforma a foraminiferi
bentonici, moluschi e alghe.
Causa dell'innalzamento
dei monti, la profondità del mare si ridusse notevolmente; infatti
in generale i depositi sono principalmente di piattaforma, ovvero di
mare basso. All'interno di questa formazione sono riconoscibili
arenarie e sabbie grossolane, medie e fini, cementate in modo
differenziato, con colorazione variabile dal grigio al giallastro,
spesso ossidate in superficie.
In base alle macro e
microfaune si può attribuire alle arenarie di M. Vallassa un'età
estesa daò Serravalliano al Tortoniano.
Durante il Miocene,
iniziato 24 milioni di anni fa, continuarono a depositarsi torbiditi
e frane sottomarine; ancora grandi quantità di sedimento che si
staccarono dagli strati originari e che, a causa dei grandi terremoti
innescati dalle placche in movimento, precipitarono nel fondo del
mare.Iniziarono a depositarsi le Arenarie di Bismantova, sedimenti di
piattaforma la cui porzione nell'Appennino vogherese è nota come
Arenarie di Monte Vallassa (e quindi affioranti anche nella zona
presa in considerazione). Questi sedimenti si formarono durante il
Miocene medio-superiore.
Quindi il mare continuò a
lambire questi colli, per tutto il Miocene, fino al termine del
Tortoniano (circa 8 milioni di anni fa), quando, con l'inizio del
Messiniano, lo Stretto di Gibilterra si chiuse e le acque marine si
ritirarono, evaporando.
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