domenica 19 gennaio 2014

Cai Pavia

PAVIA. Fondato nel 1920, tempi ancora pioneristici per l’esplorazione verticale (si consideri che la prima ascensione dell’Everest avverrà 33 anni più tardi ad opera del neozelandese Edmund Hillay e dello sherpa Tenzig Norgay), il Club Alpino Italiano di Pavia vanta seicento soci. Seicento appassionati di montagna che cercano cose molto diverse: chi la prestazione sportiva, chi le foto, chi le passeggiate.
Al vertice, è il caso di dirlo visto di cosa si parla, c’è il più famoso socio Cai della sezione di Pavia, il piacentino di Castel San Giovanni Davide Chiesa che nel 2011 ha scalato un ottomila, il Manaslu, e che all’inizio del 2014 potrebbe affrontare l’Aconcagua, in Argentina: «E’ uno degli obiettivi che mi sono posto per il prossimo futuro», spiega.
«E’ evidente che i nostri soci hanno mediamente altre mete, molto più tranquille», esordisce Cassandra Armani, segretaria della sezione presieduta da Roberto Formaiani. Nella sede di via Colesino 16 il Cai (www.caipavia.it) promuove l’amore per la montagna, che può essere declinato in molte forme. «Escursionismo, arrampicate, sci di fondo, ciaspole, scialpinismo, ghiacciai, ferrate, alpinismo giovanile, ma non lo sci da discesa che non è tradizionalmente una disciplina del Cai», precisa Armani.
Nel 1920, quando la sezione pavese apre i battenti, presidente il professore universitario Nestore Monti (è nota la passione per le vette da parte di studiosi, filosofi, artisti), ci si limitava ai cosiddetti accantonamenti estivi, una terminologia militare che indicava gli alloggiamenti in fabbricati civili, al posto delle tende, in cui i partecipanti trovavano riparo al termine delle loro più o meno avventurose peregrinazioni in alta quota. Fino ai primi anni del dopoguerra il Cai di Pavia organizzò soggiorni estivi per i soci fatti anche di salite impegnative seguite da serate all’insegna della convivialità.
Da allora, dagli anni Cinquanta, le cose sono molto cambiate: oggi, per esempio, il Cai di Pavia può vantare una scuola di roccia, dedicata a Gabriele Grignani, divenuta, a partire dal 2007, interzonale riunendo in un’unica sede istruttori di Pavia, Voghera e Lodi.
«Gli ultimi corsi di roccia – dice ancora la segretaria del Cai – si sono svolti a Rocca Sbarua, Finale Ligure, Grigna, Guardamonte. Al corso di quest’anno hanno preso parte 12 allievi provenienti dalle tre sezioni». In via Colesino c’è anche il Cnas, ossia il corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico di Pavia-Oltrepo che effettua interventi sull’Appennino Pavese.
Domanda inevitabile visti i tempi: che effetti ha avuto la crisi economica sull’amore per la montagna dei pavesi? «Non molta, in questi anni non abbiamo notato una flessione nel numero degli iscritti. Più che la crisi – conclude Armani – soffriamo l’invecchiamento degli appassionati. Oggi l’età media dei soci Cai è 50 anni».


Fonte: Provincia Pavese

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